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Welfare aziendale: interventi efficaci per la tua impresa

Di welfare aziendale avete probabilmente sentito parlare, ma sapreste indicare alcuni interventi efficaci da ricondurre a questa disciplina e da avviare nella vostra azienda?

Facciamo un esempio: conoscete gli orti aziendali? Sono un fenomeno sempre più diffuso soprattutto all’interno dei grandi gruppi aziendali e multinazionali, tra cui nominiamo per esempio Diesel e Bottega Veneta: essi sono uno spazio verde in cui i dipendenti possono coltivare frutta e verdura la quale viene poi utilizzata nella mensa aziendale.

L’obiettivo di questo progetto? Mangiare più sano, scaricare lo stress e intrecciare delle relazioni più informali e di amicizia con colleghi e, perché no, anche con i superiori.

Ecco, questa è proprio un’iniziativa riconducibile al welfare aziendale.

 

Cos’è il welfare aziendale

 

Diamo una definizione al termine: esso è un insieme di azioni il cui scopo è quello di accrescere il benessere del dipendente e della propria famiglia. Non è necessariamente un incentivo in denaro, come abbiamo visto per l’orto aziendale, ma porta comunque ad una serie di benefit immediati che vanno a sommarsi al pagamento in busta paga.

Il vantaggio non è percepito solamente dal lavoratore, ma anche dallazienda: infatti, una forza lavoro senza stress e rilassata porta indubbiamente ad una maggiore redditività e produttività.

Purtroppo, però, non tutte le aziende possono permettersi di creare un appezzamento di terreno dove fare del giardinaggio.

Come può, allora, una realtà di ridotte dimensioni, rispetto ad una multinazionale, creare un ambiente di welfare aziendale che produca benefici importanti sia per sé, che per i propri lavoratori?

Vediamo, di seguito, alcune iniziative interessanti.

 

7 aree in cui agire con il welfare aziendale

 

Welfare Index PMI effettua ogni anno un’indagine e pubblica un rapporto sullo stato di Welfare nelle piccole e medie imprese. La ricerca è stata effettuata su un campione di 3422 PMI: ecco alcune delle scelte di welfare da loro adottate, divise per settore di implementazione:

  1. sanità integrativa,
  2. servizi di assistenza,
  3. conciliazione vita-lavoro,
  4. formazione per i dipendenti,
  5. sostegno all’istruzione,
  6. cultura, ricreazione e tempo libero,
  7. sostegno ai soggetti deboli.

 

Sanità integrativa

 

È un’area un po’ frammentaria, in quanto alcune categorie di lavoratori godono per legge di soluzioni aggiuntive di sanità sul posto di lavoro.

Infatti, il 34% delle imprese intervistate prevede iniziative di questo tipo, però il 25% di esse sono riconducibili a fondi specifici per categorie protette. Rimane comunque un 8,2% di aziende che si attiva nel proporre polizze sanitarie aziendali, rivolte sia all’intero personale, che ai loro familiari.

Tramite questi fondi, il dipendente gode della possibilità di poter decidere in quale struttura effettuare visite e ricevere cure mediche, evitando così i tempi di attesa proibitivi delle strutture pubbliche e potendo scaricare totalmente o in parte le spese sostenute.

 

Servizi di assistenza

 

Per ora, l’area dei servizi di assistenza ha un’adesione minima da parte delle aziende italiane, il 6,7%. Il trend, però è in crescita.

Ciò è dovuto alla vasta differenziazione tra i servizi di assistenza disponibili, che variano rispetto alla composizione del nucleo familiare, alle esigenze e all’età.

Tra le proposte, le più diffuse nelle aziende sono i check-up e i servizi di prevenzione, ma tra quelle in crescita ci sono: lo sportello medico aziendale, l’assistenza per anziani e non autosufficienti, i servizi socio-sanitari come l’aiuto psicologico, i centri di recupero e di riabilitazione, gli assegni per cure pediatriche e le campagne di sensibilizzazione alla vaccinazione.

 

Conciliazione vita-lavoro, sostegno ai genitori, pari opportunità

 

Quest’area ha conosciuto un aumento considerevole negli ultimi anni, raggiungendo un tasso di iniziativa aziendale del 32,8%.

Sicuramente, la più implementata è la concessione di flessibilità sugli orari lavorativi e sul lavoro a distanza, ma si menzionano anche le retribuzioni dedicate ai permessi maternità e paternità, e l’integrazione estesa del congedo per maternità.

Sono, invece, meno diffusi i servizi di sostegno alla maternità come gli asili nido aziendali o convenzionati, le scuole dell’infanzia e doposcuola, le prestazioni di babysitting e i servizi di facilitazione come i trasporti aziendali o le convenzioni di trasporto.

 

Formazione per i dipendenti

 

Questo servizio di welfare aziendale è particolarmente utile per permettere il continuo aggiornamento dei propri dipendenti in ambito professionale. Infatti, il 32% delle aziende propone corsi di formazione avanzata e specialistica, mentre il 4,9% gestisce corsi di lingue.

È presente anche una minore percentuale di realtà aziendali che prevede iniziative più peculiari, come le business school per talenti, i viaggi studio all’estero e le borse di studio per i propri dipendenti.

 

Sostegno all’istruzione di figli e famigliari

 

Questa è un’area di welfare ancora alle prime fasi, il cui tasso di aziende aderenti si aggira al 2,7%. Tuttavia è tra le iniziative che più verranno implementate, per il semplice motivo che la legge di stabilità 2017 (Legge 11 dicembre 2016 n. 232) incentiva l’erogazione di benefici aziendali a favore dellistruzione dei propri figli dalla scuola materna fino all’istruzione post universitaria, comprendendo anche le spese per i viaggi studio.

 

Cultura, ricreazione e tempo libero

 

Le aziende che attivano a questo genere di iniziative sono solamente il 5,8%, ma è forse uno dei punti che più favorisce il welfare ai propri collaboratori. Tra i servizi proposti, annoveriamo gli eventi culturali aziendali, gli abbonamenti a spettacoli e palestre, viaggi e centri estivi e invernali.

  

Sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale

 

All’interno di questa categoria, differenziamo i soggetti in due gruppi: i lavoratori disabili e quelli extracomunitari.

Per i primi, il 22% delle aziende attiva delle iniziative a supporto dell’inclusione delle persone disabili e dei soggetti deboli.

Per la seconda categoria, il tasso è del 29% e include servizi di assistenza alle pratiche burocratiche, corsi di formazione linguistica, di abilitazioni professionali e mediazioni culturali.

 

 

Un mondo di benefici

 

Le iniziative per i lavoratori sono moltissime, e molte di queste sono supportate da incentivi fiscali che rendono la loro attivazione molto conveniente anche all’impresa stessa.

All’interno del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), infatti, sono affrontate tematiche di Welfare che permettono di generare dei vantaggi fiscali all’azienda. In particolare, all’interno degli articoli 51 e 100, sono elencate le somme e i valori che, se erogati dal datore alla totalità dei dipendenti, sono esenti dalla formazione di reddito per il dipendente e sono deducibili dall’imprenditore ai fini IRES e IRAP.

Risulta quindi vantaggioso, per l’azienda e ovviamente per i collaboratori, offrire dei benefit non monetari il cui valore, a parità di costi aziendali, è superiore a quello di un normale versamento in busta paga della stessa cifra, in quanto il quadro normativo attuale prevede la deducibilità totale dei costi.

Ma oltre a questo, che altri benefici può portare il welfare all’azienda?

La differenza sostanziale tra chi non lo attiva nella propria azienda e chi, invece, lo fa è la migliore reputazione e la maggiore visibilità verso l’esterno, favorita soprattutto dagli stessi dipendenti attraverso il passaparola e la promozione indiretta del piano aziendale.

Nel momento in cui una società investe sui propri lavoratori, una conseguenza naturale è la riduzione dei tassi di turnover del personale e di assenteismo, che si traducono in una migliore produttività e competitività.

 

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Scritto da Redazione